Musica. “Storia di Guerra e di Amore” di Skoll – pubblicato su Barbadillo.it

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Lo confesso: Storia di Guerra e d’Amore è il mio primo cd di Skoll. Colpa dell’anarchismo musicale, forse, del tempo, del caso. Sta di fatto che sto recuperando ascoltandomi con una certa appassionata ossessività le undici canzoni del disco che è appena uscito, lo scorso 4 novembre (la mia classifica delle preferite, stilata dopo un notevole imbarazzo nella scelta: Constance, Linee di te, Il fantasma del Natale passato, Sterminate distese di rose).
Mi piace moltissimo, perché è un lavoro ricco, a più dimensioni e con più sfumature: ci si trovano brani ballabili di rock melodico, grida eroiche e poi pezzi lirici, misteriosi, dal sapore di antiche ballate cantautoriali.
C’è la grande storia – quella della battaglia del monte Ortigara, “nell’alba che pare la notte”, dei bombardamenti di Marinetti con la mitragliatrice Saint Etienne, dell’avventura rivoluzionaria di Constance Markievicz, imprigionata dagli inglesi, “Constance, vento salmastro/ è tua l’Irlanda dei campi bruni/ e di quei temporali nei cieli chiaro scuri/ che non ti spaventano come questi quattro muri”, della vittoria olimpica di Sante Gaiardoni del ‘60, del ricordo sfumato di Dominique Venner – e la storia privata, che non richiede meno eroismo, arte e dolore, fatta di amori, sesso, rose, rischio, sangue, tempi che non coincidono e cieli senza più deflagrazioni, se non quelle interiori. Le due dimensioni, del pubblico e del privato, si compenetrano e tante volte sembrano invertirsi. Così i versi dedicati agli spari di Marinetti, più che una guerra, ricordano una poesia erotica, mentre la spinta di Linee di te supera l’amore che si consuma, diventa un invito più grande, più politico.
È l’incalzare della vita, “piacere e tormento”. Il sudore per uscire dalle prigioni non solo inglesi, per tagliare il traguardo, di chi ha un “cuore che non si lascia sellare”. La battaglia quotidiana di lividi e inquietudini per provare la “bellezza della guerra senza compromesso”.
E questa guerra di profondità e equilibri che non si trovano si rispecchia nel dialogo tra la voce, sussurrata, insinuante, vibrante, che sa essere morbida e sgarbata, e gli strumenti: la dolcezza delle chitarre acustiche, i ruggiti della chitarra elettrica, il basso sotterraneo, elastico, la batteria, i gradini armonici del pianoforte, il respiro largo della fisarmonica.
Quindi, ascoltatele. E poi cantatevele. Le musiche di Storia di Guerra e d’Amore sono inni a quella parte più estrema di noi, inviti a liberare quei “cuori che si gonfiano nella nebbia, che si spezzano nella nebbia”, perché la vita che vola possa durare per sempre.

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