I buoni, quando si guastano, diventano pessimi

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Che viviamo in un mondo non tutto rose e fiori lo si sa, d’accordo. Che sia giusto cavarsela da soli pure. Che ognuno debba strafregarsene di quello che dicono gli altri, soprattutto se sono altri in cattiva fede, anche. Però non c’è niente da fare: io mi ritrovo questo vizio di pensare che certe cose non si dicono mai abbastanza e che questo mondo è già molto, ma molto pieno di gente che se ne sta zitta, che risparmia il fiato e l’inchiostro, quando si tratta di parlare o scrivere a favore, e al massimo sproloquia elegantemente dalla mattina alla sera di cose su cui, in realtà, forse non ci sarebbe molto da dire. Per cui credo proprio che dirò la mia – non farò nemmeno male al pianeta visto che sarà tutto online.
Quello che voglio dire è che mi sento di spezzare una lancia per le due ragazze finite nel tritacarne mediatico: Alice Sabatini e Giulia Latorre. Entrambe, alle venerande età di 18 e 21 anni, sono diventate oggetto della civile cattiveria: una perché si è fatta scappare qualche frase ‘leggera’ in un momento di entusiastica concitazione, poco prima e poco dopo essere stata incoronata Miss Italia 2015, l’altra, la figlia di uno dei due marò in attesa di giudizio in India, perché vuole partecipare al Grande Fratello. Entrambe sono state le gocce che hanno fatto traboccare il vaso nero della bile dell’italiano medio, che rosica dalla mattina alla sera per una lunga serie di motivi (dalla crisi, al lavoro, al caro vita, alle assemblee condominiali, alle tasse, alle relazioni insoddisfazione centi, all’assicurazione della macchina, ai figli capricciosi, alle figlie che non rispondono alle aspettative) e che perciò, poverino, non trova migliore soluzione ai suoi mali di quella di correre al computer e vomitare insulti su qualche social network. Mi viene in mente un bellissimo frammento di Leonardo Sciascia. Quando, in A ciascuno il suo, scrive di una ragazza ingiustamente tacciata di seduzione del farmacista sposato trovato ucciso, dice: si avventarono su di lei e silenziosamente, tenacemente, accuratamente la picchiarono”.
La cosa potrebbe anche starci. L’uomo in fondo è pur sempre un animale. Non a caso tutte le mitologie mondiali vogliono che sia fatto di fango o materie ancora peggiori. Non a caso, a intervalli regolari, si è illustrato per sofisticati massacri come quelli della Santa Inquisizione o della Rivoluzione francese. Non a caso i musei delle torture sono ancora in piedi e tante gallerie d’arte e librerie chiudono in crisi nera. Quello che mi sta sul cazzo (perdonate il linguaggio, ma mi adeguo ai temi) è che poi l’italiano medio – o anche l’italiano medio-alto, perché con una facile indagine si scopre che gran parte dell’intellighenzia italiana e un bel popò di intellettuali ‘organici’, nei giorni appena trascorsi ha passato le ore a fare fotomontaggi con la neo Miss Italia su sfondi di guerra mondiale e a condividerle con tanto di freddure felicissime (e con ciò – direbbe Nietzsche – ha rivelato se stesso) – poi senta il bisogno di intenerirsi per i mici abbandonati, per le geopolitiche sfortunate, i bambini che non possono andare a scuola, le avventure di Gandhi, le frasi di Osho, i romanzi di Gramellini e, udite udite, le violenze sulle donne. Mi sta sul cazzo che ci si titilli l’autostima con i buonismi prêt-à-porter. Che si adotti a distanza il bimbetto etiope e magari si mandi all’asilo nido il proprio figlio perché dopo un po’ c’è bisogno di autonomia. Che si facciano le donazioni alla ricerca e si lasci morire la madre novantenne con una badante che non sopporta. Che si ammiri l’arte di Bali ma non si facciano i complimenti all’amico/a che se li merita, tanto-sa-già-di-essere-bravo. Che si pianga come vitelli al cinema e poi con grande tranquillità non si sappia niente del proprio fratello o della propria sorella. Mi stanno un sacco sul cazzo questi Ulissi che amano Penelope finché è lontana e poi una volta raggiunta la abbandonano dopo qualche oretta perché ci si è di nuovo stufati e “amant alterna Camoenae”.  Tanto, il cane non parla, l’arte nemmeno, il bimbetto etiope è lontano lontano e il cinema delle vostre lacrime se ne strafrega.
Perché la verità è che per essere davvero buoni ci vuole coraggio, ragazzi. Ci vogliono palle e un bel po’ di sincerità. Ci vogliono quei grandi sentimenti che trovate, o descrivete, nei libri o nelle canzoni, di cui capite poco o niente però hanno un bel suono, un buon sapore in bocca, una seduzione francese.
Per cui, visto che nessuno vuole cambiare nessuno e che ognuno deve accettare se stesso, ci mancherebbe, mi sentirei di darvi giusto un paio di consigli. Per il bene di tutti.
Uno è per chi è incline all’aiutino: visto che, come canta J-Ax, “non è verde soltanto l’invidia che divora la società, è verde una foglia che vibra” etc etc: una rollatina, una fumata, anche due, e credo che possiate fare di meglio che aprire Facebook per insultare qualcuno. E così poi se dovete scrivere la lettera per l’adozione a distanza o il commento sulla capriola del vostro Labrador quand’era in vita vi sentirete anche più ispirati.
L’altro è ancora più genuino. A costo zero. Senza uno straccio di effetto collaterale. E cioè: se soffrite di horror vacui, preoccupatevi di quello che vi sta intorno, tra i piedi. Controllate bene se siete stati buoni per strada, al lavoro, a scuola, al supermercato. Se siete stati buoni con il moroso o la compagna, se vi siete curati di vostro figlio e sapete cosa gli passa per la testa, se avete smesso di odiare vostra madre o vostro padre per quel famoso sgarbo di quando eravate piccoli, se siete davvero amici di quelli che chiamate amici. Poi, quando avete finito con la famiglia, allargatevi un po’ e pensate se potete essere buoni per la vostra città, per la vostra regione, per il vostro paese. Infine, se dopo tutta questa ricognizione vi sono rimaste delle energie, invece di firmare l’ennesima petizione, imponetevi di fare un po’ di igiene comunicativa e cioè svegliatevi per dire qualcosa di onesto e sensato, oppure, come si dice in chiesa, tacete per sempre. Pensate che così risparmiate i soldi della connessione internet. Ci guadagnate in reputazione online. Diottrie. Tempo. Per esempio, se avete la passione per i cani potete andare a guardarvi una bella carrellata di fotografie, invece di notare il presunto pisello di Giulia Sabatini, e, se siete dei romanticoni, ci sono dei fantastici film muti su YouTube.
Soprattutto, ci fareste una figura migliore. Scommetto che si attenuerebbero anche le rughe d’espressione, gli occhi sarebbero più limpidi e il colorito meno spento. E forse poi anche voi potreste pensare di essere finalisti a Miss Italia o al Grande Fratello. Fateci un pensiero.