Intervista su ‘Il Campo dei Santi’ per Altovicentinonline – a cura di Paola Viero

il-campo-dei-santi-a-thiene-2-375x500

Silvia, quello di Raspail un libro per tutti, ma non da tutti. Da dove nasce il suo impegno a farlo conoscere e perché?
“Il Campo dei Santi è un romanzo tremendamente bello e vero. E di bellezza e verità noi abbiamo bisogno come dell’aria e della luce. A maggior ragione in questo mondo di oggi, che vive (o meglio: non vive) di omissioni: i problemi di cui si parla non sono quelli davvero urgenti, i temi trattati dall’arte e dalla letteratura sono completamente estranei alla realtà. Si è diffuso un soave terrorismo sociale, per cui ognuno di noi apprende, già dalle prime classi di scuola, quali sono i temi pericolosi da cui astenersi. Così la maggior parte delle persone ha paura: di pensare, di dire, di osservare, di scegliere. Paralizzata, subisce quello che viene imposto dall’esterno e, nel tempo libero, si ammala di tristezza. Quanti, se fossero sinceri, dovrebbero dirsi che la società in cui vivono non è affatto così rispettosa, democratica e felice come si legge sul web? Il Campo dei Santi parla del mondo così com’è davvero. Dell’uomo così com’è davvero. È un grido di ribellione che squarcia i veli del mainstream. È verità, e quindi vita, salute e liberazione.”

Secondo lei perché il ‘Campo dei Santi’, pur nel ritrovare conferme nel versamento migratorio di oggi, viene contrastato nell’opera di divulgazione culturale? Mi riferisco a boicottaggi di presentazione in Italia, ovvero al fatto che sia ripreso da movimenti ed associazioni che guardano alla salvaguardia del valore nazionale.
“Perché chi è abituato a vivere nel non-detto e nella menzogna non sopporta la sincerità. Mi viene in mente un altro grande pensatore controcorrente, Nicolás Gómez Dávila: Il traditore non ci perdonerà mai il suo tradimento. Non fa comodo a nessuno che le persone si scoprano a pensare in maniera indipendente, quindi a guardare il mondo senza ‘filtri bellezza’ preimpostati. È diventato un lusso osservare che il re è nudo e comunicarlo al nostro vicino! Invece, bisognerebbe che ci si liberasse dell’ossessione di incasellare pensatori e opere d’arte in categorie politiche e li si leggesse per quello che sono, prendendo in considerazione le loro tesi senza rimuoverle a priori.”

La sinistra francese etichettò Raspail come razzista, dopo la pubblicazione de ‘Il Campo dei Santi’: quanto di più lontano a lui poteva, e può, essere questa definizione?
“Jean Raspail affiancò alla passione per la scrittura l’amore per l’esplorazione: viaggiò moltissimo, fu etnologo e perfino console di Patagonia. Ecco, se razzista significa amante delle razze, delle civiltà e delle culture, allora sì, Raspail fu sicuramente un grandissimo razzista.”

A quale politico, o persona, regalerebbe una copia del libro e perché?
“A un adolescente, perché apre la mente molto meglio del liceo classico. A un cittadino medio perfettamente inserito, perché si liberi dalla nevrosi del politicamente corretto. A una femminista, in particolare per le avventure degli ultimi capitoli. E poi ne seminerei un po’ in tutte le sedi dei vari partiti politici, di destra come di sinistra, e starei a vedere gli effetti che fa…”

 

Leggi l’articolo sul sito Altovicentinonline.