Le ConTAMinAzioni Pop di Vania Elettra Tam – pubblicato su IlGiornaleOFF

off_arte_vania-elettra-tam-lecoscelta-di-san-giovanni-2019-150x100-cm-tecnica-mista-su-telaUna scena in cui l’impenetrabile Monna Lisa venga ripresa negli ultimi istanti prima della posa con Leonardo? Ora si può osservarla, durante la personale di Vania Elettra Tam a cura di Andrea Malaman a Montagnana, in provincia di Padova, dalle 11.30 di domenica 11 agosto fino al 1 settembre: Monna Lisa che si fa truccare, pettinare e perfino sbarbare (!) da quattro fanciulle rinascimentali tutte trecce e manualità da stylist. Colori? Arancio acceso, giallo limone, rosa, azzurro e verde mela. Antico, moderno. Compostezza, ironia. Grazia femminile e graffio sociale. Eros e quotidianità. L’arte di Vania Elettra Tam è un felice connubio di elementi, per un femminismo scanzonato e mai greve. I richiami all’illustrazione e alla grafica sono presenti in tutta la sua produzione, che gioca in maniera brillante con il tema dell’autoritratto e della figura femminile, calata autoironicamente in mezzo ai miti e mostri della contemporaneità modaiola, tecnologica, perfezionista, sola (vedi i cicli di opere: ConTAMinAzione, Lucia.A, Origami multipli, Kanon regole ferree, SOSpesa, Cronaca rosa, Casalinghe, Artefatte). 

Per questa serie in mostra, il gioco tra rinascimento e pop-art fa spuntare sinuosi ermellini accanto a tastiere di pc e sovrappone uomini vitruviani alle perfette geometrie delle caffettiere. I soggetti sono definiti con tratti decisi di grafite e poi completati con campiture di colore acrilico piatto. Perché, in occasione del suo cinquecentesimo anniversario, saranno richiami al genio leonardesco e ai suoi disegni (per Tam ancora più potenti dei dipinti), quelli in mostra nella Sala Austriaca di Castel San Zeno a Montagnana. Da domenica sarà anche visibile l’opera, finora inedita, destinata in premio al vincitore del celebre Palio dei 10 Comuni: una tela di 150 per 100 cm realizzata interamente ad acrilico, col pennello usato con la precisione puntuale di una matita.

P.S. Portare occhiali a forma di cuore per guardarla meglio.

La figura della donna è protagonista nella sua produzione. Quali sono le figure femminili nell’arte o nella storia cui ama richiamarsi?

Le figure femminili sono da sempre le protagoniste della mia arte. Spesso presto la mia immagine a queste eroine della quotidianità, nell’intento di calarmi nei loro panni, affinché possano riconoscersi nelle mie opere e cogliere gli aspetti paradossali dei nostri tempi attraverso il sorriso. Sono stata cresciuta in un ambiente molto aperto che mi ha trasmesso i principi dell’uguaglianza di genere, qualsiasi genere, perciò sono molto sensibile alle tematiche sociali, soprattutto quelle riguardanti il mondo femminile. Ma non amo né l’aggressività né la radicalizzazione dei problemi, preferendo affrontare le tematiche sociali utilizzando l’ironia, spesso l’autoironia, non tanto per sdrammatizzare, quanto piuttosto per suscitare prima una presa di coscienza, poi una ribellione verso le disuguaglianze. Tante sono le donne straordinarie che hanno cambiato o indirizzato la storia: Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen. Nell’arte, Artemisia Gentileschi, femminista ante litteram, che sdoganò la figura della donna-artista; Louise Bourgoise, con le sue ricerche sulla sessualità e la dimensione onirica; Cindy Sherman, crudelmente ironica e ironicamente crudele; Giosetta Fioroni, capace di conservare nel proprio fare artistico i sapori dell’infanzia; Carla Accardi, innovatrice intelligente e impegnata. E tante altre, magari lontane dal mio fare artistico, ma spiritualmente molto vicine alla mia sensibilità, al mio impegno e alla mia etica.

Che rapporto ha l’eros con l’arte?

Lo stesso stretto rapporto che c’è tra eros e vita. Picasso, cui venne rivolta la stessa domanda, rispose che non vi era alcuna differenza tra queste due realtà. Che sia una componente simbolica o esplicita, la dimensione erotica nell’arte ha la stessa valenza che ha nei rapporti interpersonali.

L’ironia è un magnifico modo per denunciare ciò che non va e far aprire gli occhi alle persone. Che cosa le piacerebbe cambiare di questa società?

Forse troppe cose, o forse mi contenterei che si acquisisse una diversa consapevolezza dei problemi reali. Vorrei riuscire a migliorare me stessa innanzitutto, consegnando al mio doppio bidimensionale il compito di suscitare nei fruitori delle mie opere quell’autoironia che è indispensabile per mettersi in discussione. Imparare a ridere di noi stessi è fondamentale per sdrammatizzare le situazioni e avviare un processo di cambiamento. Per questo rappresento me stessa come un’anti-eroina della quotidianità più bieca e banale: non ho lezioni da dare, a nessuno.

 

Silvia Valerio

 

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